Ninjart; i murales e l’arte figurativa del presente

di Tiziana Etna

Qualche settimana fa insieme ad Elisa Heusch incontravo Ninjart, l’intento era conoscere il suo percorso artistico e raccontarlo ai lettori del quotidiano locale con il quale collaboro. “Ninjart” pur vivendo a Livorno e qui essere cresciuto, è un’artista che nasce dalla strada e per tanto è impossibile non considerarlo nel contesto, ma il suo talento è pronto per una riconoscenza più ampia. Se per certi aspetti racconta Livorno, per altri narra gli ideali di una generazione e questo lo rende l’artista giusto per rappresentare IL PRESENTE… tema del mese del nostro giornale. Quello che ho scritto di lui l’ho intitolato “Ninjart: una strada a colori”, la dove le cromature hanno avuto anche sfumature di grigio o marrone insieme a tutti i colori. Oggi ripropongo l’articolo in questo mio spazio perchè chi la scorsa domenica si è recato allo stadio Armando Picchi di Livorno ha visto una bellissima opera dedicata a Piermario Morosini, il calciatore scomparso prematuramente. Solo un’altra opera che si aggiunge all’interessante portfolio di Ninjart.

Francesco Spanò (Ninjart): la storia di uno Street Art Livorno

Desiderando conoscere la sua storia a fine luglio siamo andati a trovare nel suo studio in centro. Ninja, alias Francesco Spanò, meritevole di partecipare all’abbellimento della nostra città dall’inizio del millennio con bellissime opere murali.

Alias e’ il nome anagrafico perchè nella nostra narrazione è sull’artista il focus e lo identifichiamo in quanto precursore di un movimento culturale ed artistico per il quale la firma è importante.

Un movimento oggi riconosciuto ed abbracciato anche a livello locale; infatti, se Livorno ha cominciato a familiarizzare con saracinesche artistiche e murales, lo dobbiamo sicuramente allo spirito volontario e piacevolmente campanilista di alcuni bravi artisti labronici che, in generale, ci piacerebbe vedere maggiormente riconosciuti, come al loro talento e all’essersi adoperati, ma sempre e comunque ispirati, da azioni illegali e coraggiose di altri.

Parliamo di azioni compiute alla fine degli anni novanta dagli “writers” in seno all’adolescenza, al movimento vero e proprio che nasceva oltre oceano, alla mancanza di spazi dove esprimersi e alla volontà di trasgredire che si ha a quindici anni.

Nel duemila Francesco aveva poco più che quindici anni e fare graffiti era un’esperienza tutta nuova ed inesplorata. Ai tempi era facile etichettare come atto vandalico un’opera d’arte, mancava la conoscenza e quindi i permessi per agire, tuttavia chi era educato e sensibile sceglieva con cura i luoghi da dipingere.

Presto i privati hanno cominciato a richiedere quest’arte per le loro strutture e, sia pure inconsapevolmente, molti livornesi hanno visto crescere l’artista semplicemente vivendo la città. Il talento non basta, occorre una passione autentica, intanto per fronteggiare le mancanze iniziali di spazi, materiali, fondi, poi per proseguire fino a farla diventare una professione… quasi una missione.

C’è genuinità in alcuni personaggi destinati a lasciare una firma, o in questo caso una tag indelebile, quello che nasce come un gioco, una ribellione e si trasforma in voglia di apprendere per fare. E senza ambizione o prospettiva, semplicemente creando ed esprimendosi per stare bene, partecipare alla storia di un luogo.

Francesco con coerenza e passione ha attraversato diverse fasi, d’altronde era un ragazzino in crescita quando ha iniziato, si è firmato in modo differente ad ogni fase, quasi a voler dare un’ordine all’evoluzione: in una sorta di percorso a tre livelli è diventato grande, sia come uomo che come artista. Le sue opere sono ampiamente riconoscibili, tratto di una personalità artistica radicata e benchè ci abbia rivelato le due differenti tag precedenti da graffitaro, abbiamo deciso di non renderle note, non ancora almeno, però ascoltando la sua storia possiamo dedurre che ci siano stati tre momenti importanti da riassumere cosi: la folgorazione per la street art , l’apprendimento e l’artista. E l’artista è chiaramente Ninjart.

( Foto di Elisa Heusch)

Altri writers livornesi partiti dalla strada e dal movimento alla fine degli anni ’90 hanno affinato il loro talento in altre forme di artigianato artistico fino a farne una professione, ma Ninja, tra gli writers di quei tempi è l’unico che continua a fare graffiti.

Ninjart è stato molto ospitale, così immersi tra pannelli di ogni dimensione, miriadi di colori in bombolette spray, opere e bozzetti, prima di dare uno sguardo al suo portfolio, non abbiamo perso l’occasione di porgli qualche domanda cominciando dall’inizio.

Quando e come hai cominciato?

“ Avevo quattordici anni circa. Ricordo benissimo che vidi una pubblicità dove c’erano i graffiti, mi sembra quella dello zaino Seven, la scritta e il disegno mi affascinarono. Successivamente, dove andavo in vacanza nella regione Campania al confine con la Basilicata, vidi un murales su una baracchina sulla spiaggia. Da qui decisi che volevo imparare, cominciai ad ascoltare musica rap perchè era un unico contesto, in particolare Tupac – tra l’altro soggetto di molte opere- e a fare disegni. Da allora non mi ha più abbandonato. A Livorno conobbi un ragazzo che andava la notte in giro a disegnare e lo feci anch’io.”

Perchè? Sono gli anni che si ha bisogno di appartenere a qualcosa? Ricordo che contavano le firme, i nomi?

“Si, e ti vuoi distinguere. A sedici anni vuoi dire esisto anch’io. All’inizio del duemila in America era un movimento culturale importante ma in Italia cominciava. All’inizio trovare lo stile, la tag, il posto bello erano elementi distintivi, per cui vieni a fare la cameretta, la saracinesca, il muro… per noi era un sogno. Come? ci pagano? Ci comprano le bombolette? E’ top. Fino ad allora per lo più sui muri si vedevano scritte.”

Che studi hai, dove sei andato a scuola?

“Dopo aver smesso altrove ho deciso di andare all”Istituto d’Arte di Pisa pittura e scultura, dipingo e mi pagano allora è questa la mia scuola, infatti mi sono diplomato con il massimo dei voti. Qui ho avuto due grandi maestri: Valerio Mezzetti e Giovanni Pazzini. Bellissima esperienza all’Istituto d’Arte, pessima all’Accademia delle Belle Arti perchè non mi omologavo allo spirito accademico.”

Ha lavorato con diverse gallerie per anni ma poi ha scelto un’altra direzione. Restando puro e verace oggi Ninjart ha uno studio ed uno spazio espositivo e per nostra fortuna continua a creare e a rendere belle le case ed i negozi non solo dei livornesi, esportando la nostra arte ma anche di Livorno che dovrebbe andare fiera di questo suo figlio.

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